Corradino D'Ascanio
Corradino D’Ascanio nasce nel 1891 a Popoli (Pescara). Sin da adolescente nutre una grande passione per il volo, tanto da realizzare un rudimentale aliante per le prime sperimentazioni.
Si trasferisce a Torino, dove nel 1914 consegue la laurea in ingegneria industriale presso il Politecnico. Alla fine dello stesso anno si arruola volontario nell’Arma del Genio, occupandosi di eseguire collaudi sui motori e realizzare apparecchiature e sistemi per gli aerei militari italiani. Nel 1916, durante il congedo temporaneo, lavora per la società dell’ingegnere e pilota Ottorino Pomilio, contribuendo alla costruzione di prototipi di aerei da caccia e da combattimento.
Nel 1918 gli stabilimenti Pomilio, con al seguito D’Ascanio, si trasferiscono negli Stati Uniti, dove sorge la Pomilio Brothers Corporation. I rapporti con l’azienda sono tutt’altro che rosei, quindi l’ingegnere abruzzese cerca un’altra strada per affermarsi nel mondo dell’aeronautica. L’occasione giusta arriva grazie alla conoscenza del figlio di Gabriele D’Annunzio, Ugo Veniero, impiegato a Detroit presso la Caproni Airlines. Dalla loro collaborazione nasce un piccolo aereo, destinato però a non entrare mai in produzione per mancanza di fondi. L’esperienza americana si rivela insoddisfacente e alla fine del 1919 D’Ascanio decide di tornare in patria.
Rientrato a Popoli, apre uno studio di ingegneria svolgendo un intenso lavoro di progettazione per l’industria privata e nel settore delle opere pubbliche. Nascono anche numerosi brevetti, come un forno elettrico per la cottura del pane e una macchina per la catalogazione e la ricerca rapida dei documenti.
Negli anni ‘20 ha inizio l’intramontabile passione per gli elicotteri, che lo accompagnerà per tutto il resto della vita. In questo periodo l’elicottero è ancora solo un miraggio e l’interesse per questo tipo di velivolo si è affievolito rispetto a inizio secolo: troppo forte è la concorrenza dell’aeroplano. Nonostante ciò, D’Ascanio insegue con tenacia il suo sogno e prosegue le ricerche sul volo verticale. Nel 1925 ottiene l’interesse e il finanziamento del barone Pietro Trojani, con il quale fonda una società. Nasce così il prototipo dell’elicottero a due eliche coassiali, chiamato D’AT1 (D’Ascanio-Trojani 1), costruito a Pescara. Il collaudo avviene nel maggio 1926: dopo un breve volo il prototipo precipita a terra e si rompe. Il velivolo viene ricostruito e denominato D’AT2, ma va incontro alla stessa sorte.
Un importante passo in avanti si ha con il successivo prototipo, il D’AT3. Costruito a Roma e dotato di importanti innovazioni tecniche rispetto ai due predecessori, viene brevettato nel 1929. Il primo volo pubblico avviene l’8 giugno 1930 alla presenza di Benito Mussolini e nei mesi successivi l’elicottero si aggiudica diversi primati internazionali di volo. In breve tempo, il velivolo e il suo progettista guadagnano un’incredibile notorietà.
Nonostante il successo, però, nessuna delle forze armate interessate è disposta a sostenere i costi del progetto, destinato a non trovare uno sbocco commerciale. Il barone Pietro Trojani, che aveva investito ingenti risorse finanziarie, abbandona la società, mentre D’Ascanio si ritrova prossimo alla povertà. La via d’uscita dalle difficoltà economiche è il brevetto di un’elica nel 1932 e l’assunzione presso la Piaggio, in cerca di un esperto di eliche.
Parallelamente alla realizzazione di numerose eliche per gli aerei italiani, D’Ascanio continua le sue ricerche sull’elicottero e dà vita a nuovi progetti, i PD1 e PD2 (Piaggio-D’Ascanio 1 e 2), seguiti dal PD3 del 1939. Il suo primo decollo avviene nel 1943, ma l’elicottero finisce distrutto dai bombardamenti su Pisa che coinvolgono anche gli stabilimenti Piaggio. Mentre gli impianti dell’azienda vengono trasferiti a Biella, D’Ascanio rimane isolato in Toscana.
Negli ultimi anni di guerra, in sua assenza, la Piaggio commissiona all’ingegner Renzo Spolti la realizzazione di una motocicletta semplice, economica e facile da guidare. Il veicolo, chiamato MP5 e soprannominato “Paperino”, non riscuote l’apprezzamento di Enrico Piaggio, che nell’estate del 1945 decide di rivolgersi a D’Ascanio per migliorare il progetto. Nei primi mesi del 1946 vede così la luce il prototipo MP6, il veicolo universalmente noto come Vespa, un successo sin dall’inizio della commercializzazione.
L’ingegnere, intanto, mantiene il suo incrollabile interesse per l’elicottero, ma il mercato continua a essere immaturo e le forze armate non abbastanza interessate. Nel 1951 progetta il PD4, ma la distruzione del velivolo durante il volo di collaudo dell’anno seguente convince Enrico Piaggio a concentrare interamente la sua azienda sulla produzione della Vespa.
In seguito diventa consulente dell’Agusta, prima azienda italiana produttrice di elicotteri. Ne realizza un esemplare concepito per essere più economico di quelli militari, ma in seguito il progetto viene abbandonato.
Nel 1961 va in pensione dopo aver terminato la sua attività in Piaggio e la carriera accademica all’università di Pisa, dove insegnava disegno di macchine e progetti sin dal 1937.
D’Ascanio si spegne a Pisa nel 1981. Oggi riposa a Popoli, nella tomba da lui stesso progettata. Il suo genio ha ottenuto numerosi premi e onorificenze, tra cui quella di Cavaliere di Gran Croce.